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Gli oneri di deruralizzazione Quando si compra una casa, non un appartamento in città ma una colonica spersa "in mezzo al nulla" (come dice la mia dolce consorte), ci sono tante di quelle cose da controllare e poi da fare… che solo l’esperienza può insegnare. Così, una volta pagato il prezzo, il notaio, la mediazione immobiliare… appresi che il bello doveva iniziare. Il primo “mostro” col quale ho dovuto fare i conti si chiama “onere di urbanizzazione”. Ancora oggi non ne ho compresa bene la base logica ancor prima che giuridica, ma di certo posso asserire – senza timore di smentita – che si tratta di una bella trovata! In parole povere: se edifichi qualcosa, o deruralizzi un immobile rurale che è considerata la stessa cosa, devi pagare gli oneri di urbanizzazione primaria: cioè devi contribuire alle spese che la collettività sostiene per le strade, le fogne, le fosse biologiche, l’illuminazione pubblica. Bene. Giusto! Non fa una piega. Ma… quid se l’oggetto che, a fior di soldi di oneri di deruralizzazione hai deruralizzato in un bello scioglilingua, si trova nel mezzo al bosco? Intendo dire che non ha strade, fogne, fosse biologiche né illuminazione pubblica? Paghi lo stesso. Esatto. Paghi come se la tua casa fosse in paese. E non solo… dopo aver pagato… devi anche costruirti la fossa biologica, nelle forme e nei modi previsti dal Regolamento comunale. In altre parole: sei becco e bastonato! Ti paghi geometra, geologo, scavatrice, muratore, camion per il trasporto della fossa, idraulico e varie ed eventuali e poi devi anche pagare oneri (quindi, in questo caso, gabelle feudali...) per i servizi che non hai avuto ma che ti sei costruito… Capito mi hai? Garage sì, garage no... A questo punto, sostituita una parte di oneri con un progetto di miglioramento ambientale (menomale, almeno questo!) ho iniziato a pensare in grande e, come prima cosa, mi è venuta la voglia di avere un garage nel quale ricoverare macchina ed attrezzi. E qui la seconda sorpresa: il Comune di Pontassieve, nel lodevole intento di preservare le proprie campagne, vieta i garage che non siano del tutto interrati. No, un attimo. Facciamo il punto. Lo scopo è quello di mantenere gli ambienti come erano un tempo, consentendo interventi compatibili con l’estetica dei luoghi e delle costruzioni. Illo tempore, e questo è il grande pregio delle cascine toscane, le case crescevano con il crescere della famiglia. Lo stesso gli annessi, sempre splendidi, che andavano al servizio delle attività agricole: fienile, porcilaia, ricovero per carri prima e trattore poi… Si tiravano su quattro muri o altrettanti pilastri e si copriva col solito sistema di travi e mezzane o scandole di legno. Il che mi sembrerebbe logico continuare a fare anche con i garage, che potrebbero assumere le sembianze (mi sembra sia previsto dal Comune di Calenzano) dei vecchi annessi agricoli. Invece no. Il Comune di Pontassieve prevede che i garage siano interrati: cioè costruiti col materiale che meno è compatibile con i vecchi sistemi – il cemento armato – ed andando a sbancare magari in zone acclivi o comunque con assetti idrogeologici non sempre perfetti. Bello. Sai che meraviglioso impatto vedere, in mezzo a vecchi edifici, una rampa in discesa che si perde in grigio cemento armato…? Morale della favola: dopo avere ottenuto l’ok per il vincolo idrogeologico, complice l’assurdità della cosa ed i costi preventivati, ho deciso che… la macchina se ne sarebbe stata meglio all’aperto, sotto un bel canniccio! E non pensate di poterlo fare come e dove volete… perché anche in questo le Norme tecniche di attuazione al Piano regolatore comunale… rompono le balle! Ma questa è un’altra storia.
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Nelle foto sopra e a sinistra i lavori per la realizzazione del garage nella porzione di Pian di Casi attigua alla mia, quella di "Pino il vicino". In questo caso, con tutti i crismi del caso, è stato fatto uno sbancamento del terreno, è stata demolita parte dello scannafosso ed è stato realizzato il garage con massiccio impiego di cemento armato. Da notare l'entità dell'intervento di sbancamento: ma, caro il mio Sindaco, signore assoluto di tutti noi miseri servi della gleba, non sarebbe stata preferibile una piccola capanna in pietra, legno, mezzane....?.
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