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RESTAURO

IL GIARDINO

 

Foto di Monica del 1998-1999 (?). Rovi davanti alla casa, rovi a destra, il castagno era rigoglioso, le acacie non c'erano ancora...

 

Come era...

Quando abbiamo acquistato Pian di Casi il terreno sembrava abbandonato da diverso tempo o, comunque, era stato mantenuto incolto. Ricordo, subito dopo l’acquisto, di avere trovato una sera intorno alla casa alcune rotoballe fatte dal vicino “muccaio” quando veniva a tagliare l’erba nei suoi pascoli. Anche io, all’inizio, ho lasciato un po’ le cose come erano, concentrato sui tanti problemi posti dal restauro degli interni.

 

2001, dalla casa verso il cancello: erbacce, rovi e desolazione!

Inquadratura opposta: montagna di rovi a destra e altra desolazione...

 

Pian piano, però, io e il Piero abbiamo iniziato a lottare per strappare, metro dopo metro, il terreno ai suoi occupanti: rovi (Ruvus ulmifolius), vitalbe (Clematis Vitalba), rose canine (Rosa Canina), prugnoli (Prunus Spinosa), ginestre (una delle tante varietà di Genisteae) e i mille tipi di erbacce che andavano a formare vere e proprie barriere; unitamente a diversi arbusti ed alberelli che non sono capace di riconoscere tranne i sempre presenti aceri campestri (Acer Campestre) interrotti da qualche orniello (Fraxinus Ornus).

I lavori sono andati avanti in maniera sinusoidale: con periodi in cui le cose sembravano avere preso la giusta direzione, accanto ad altri in cui a malapena si riusciva ad entrare dal cancello, quasi sommerso da edera e rovi.

Dapprima ci siamo concentrati sul “campo” davanti casa, eliminando i rovi fino alla siepe, da questi formata sopra una vecchia rete, a confine con il pascolo soprastante. Ogni anno l’erba cresceva in modo incredibile, obbligandoci a chiamare qualcuno col trattore e col “trincia” ed ottenendo in cambio... sempre un campaccio incolto... a volte con erba alta un metro, a volte d’estate con una specie di “paglione” bruciato dal sole e dalla siccità.

 

2008. Il cancello di ingresso coperto e chiuso per metà dai rovi.

2008. Erba tagliata grossolanamente; il risultato è un paglione secco!

 

I quattro susini posti alla fine del prato, su una linea immaginaria che porta al marroneto, segnavano comunque la fine della parte... civilizzata di Pian di Casi! Dato che oltre c’era solo un muro di vegetazione fittissima, oltre la quale si immaginava una ripida discesa prima di risalire verso il bosco.

Una primavera, con Riccardo di Pitiana, siamo andati a... scoprire cosa si potesse celare in questo versante a nord; abbiamo usato una pala meccanica con lama anteriore e trincia, con la quale Riccardo ha fatto piazza pulita di vegetazione che probabilmente non vedeva l’uomo da decenni. Alla fine è saltato fuori un bel bosco alto, di querce, aceri, castagni, ciliegi (uno dei quali secolare) che adesso è avviato decisamente a fustaia, con poco sottobosco soprattutto di pungitopo (Ruscus Aculeatus) ed un’ottima ombreggiatura data da piante fitte ed alte. Questo bosco è delimitato da un piccolo prato scosceso chiuso da tre grandi salici (Salix Alba, credo), prima che un altro boschetto di castagni, ciliegi, noccioli, ornielli, aceri e “non so cosa”... inizi, di nuovo a salire verso il marroneto!

   

Anno 2001 o dintorni; sterpi secchi dove prima c'erano i rovi.

Mucchi di erba secca e rovi e sterpi pronti per essere bruciati.

   

Stessa giornata delle foto sopra: verso la casa dopo avere tagliato i rovi.

Dai susini verso il querceto: erba alta ed un muro di vegetazione in fondo.

 
Procedendo dai susini verso il suddetto marroneto, rimaneva poi a sinistra un ultimo pezzo incolto che ha richiesto almeno un paio di anni o tre di sporadici lavori invernali, di motosega, decespugliatore, attrezzi manuali e... tanta fatica!

Anche in questo caso le vitalbe ed i rovi si erano stratificati, creando sulla parte bassa una lettiera secca di anche cm 50 di altezza, ed un groviglio soprastante di rovi e ginestre, alcune delle quali con un diametro al pedano vicino ai cm 10...  

 

2008 Dietro i rovi c'è il marroneto; a sx si scende verso il querceto.

2008. In fondo il marroneto, a sx rovi e ginestre verso il querceto

   

2008-2013. Decespugliatore per eliminare i rovi e la "lettiera" secca.

2008-2013. Stessa inquadratura della foto sopra. Via le ginestre!

 

2008-2013. Si continua a pulire; primo tratto.

 

2008-2013. Si continua a pulire: secondo tratto.

   

2013. Piero brucia i residui del taglio prima...

... di una bella spianata con pala e rastrello; lavoro quasi finito-

 

Come è.

E ora? La domanda non è da poco, in quanto una volta ripulito il terreno è necessario decidere cosa farne e come mantenerlo per evitare di dovere (come, purtroppo, già accaduto nel 2008) ripetere fastidiosi e pesanti lavori di sistemazione.

Premetto che abbiamo deciso di lasciare al totale stato naturale gli oltre tre ettari di bosco, riservandoci un domani di sistemare solo la “particella 50”, che consiste in un bel pianoro di mq 3.600 delimitato a nord e a est da due ripide scarpate su roccia, ad ovest dalla strada vicinale e a sud dal boschetto verso il marroneto. Ad oggi (2016) è quasi impenetrabile tranne che dal retro, a causa di un taglio effettuato circa dieci anni or sono a seguito del quale, con la luce, la vegetazione arbustiva infestante ha avuto la meglio.

Dal 2010 abbiamo cercato di rasare l’erba periodicamente, in modo da evitare di avere un campo incolto ma qualcosa che si potesse avvicinare pian piano ad un prato. Così abbiamo usato prima una piccola rasaerba semovente, alla quale si sono succeduti due trattorini con i quali è stato ed è possibile mantenere l’erba in ordine con tagli frequenti. Nel mentre i cinghiali sono stati tenuti lontani grazie ad un recinto elettrico, cosicché il prato ha assunto una morfologia abbastanza omogenea e pianeggiante.

   

2010 Non più rovi né il "paglione" ma un prato ancora molto "rustico"!

2011 Si inizia a rasare con costanza il prato; in foto Sonia con la "rasina"

   

2011 L'erba rasata costituisce il confine con l'incolto.

2013. Si inizia a far sul serio con trattore, qui con Lalla, e recinto elettrico!

 

Così gli anni tra il 2013 ed il 2015 hanno visto l’inizio della transizione da “campo” a “giardino”, con la creazione anche di un muretto a secco verso nord, con pilozzo per l’acqua in pietra, e di un altro verso est, di fronte all’ingresso principale della casa.

Qui, sempre nel 2015, abbiamo creato una sorta di aia in pietra serena di mq 10, delimitata da un altro muretto basso, una striscia di ghiaia con oltre una fascia di erba, una scala a pietroni verso il prato. Mentre un’altra area simile era già stata ricavata sotto le acacie, su un pianoro dal quale si gode un’ottima visuale, impreziosito da un vecchio tronco cavo di castagno all’interno del quale è stata piantata una grossa ortensia (Hydrangea Hortensis).

 

2015 Davanti all'ingresso, muretto, aia in pietra e pergola

2016 I cartelli di Sonia ed il laterale del giardino.

   

2016. L'ortensia nel tronco, una piccola aiuola, il lampione antico restaurato dal Piero genovese!

2016. La fontana in pietra col tappo di un vecchio tino; Guido, home made.

 

La scarpata che porta verso la folta siepe di rovi che divide dal pascolo soprastante presenta diverse “acacie” (Robinia Pseudoacacia), un maggiociondolo (Laburnum Anagyroides), una lillà (Syringa vulgaris), alcune piante di “ramerino” (Rosmarinus officinalis) e di “spigo” (Lavandula Latifolia).

Il lato del pratone che guarda valle e il marroneto è stato delimitato da un recinto elettrico anticinghiali, con pali di legno ogni due metri. Se lo seguiamo, lasciandoci la casa alle spalle, superiamo i susini e teniamo la destra troviamo un prato, dapprima pianeggiante e poi in declivio verso il bosco, che è molto suggestivo. E’ interrotto da alcuni aceri, ciliegi, una quercia ed è delimitato da un ciuffo di noccioli e da alcuni castagni. Qui ho creato, nel 2015, la “terrazza degli Elfi”, cioè un piccolo piano, sorretto da due tronchi fissati a terra con tondino di ferro, sul quale ho posto un tavolino con due sedie in ferro, di colore verde pastello. Lo spazio deve essere finito con un tratto di staccionata e con alcune ortensie, quasi come se fossero spontanee.

E adesso... qualche foto col... prima ed il dopo a confronto!

 

   

2000 o 2001 (?), davanti alla casa: erbacce, rovi, desolazione...

2014, diversa inquadratura ma sempre il davanti della casa; diverso!

   

2000 o 2001 (?), erbacce ed un muro di rovi sulla destra e sullo sfondo.

2014, più di dieci anni non sono trascorsi invano...

   

Estate 2001, falce e decespugliatore per pulire il terreno dopo la casa.

2014, la ceppa col vaso è il castagno che era vivo nella foto accanto.

   

2001, dal prato verso il querceto: un muro di rovi ed erba secca.

2015, stessa inquadratura; gli arbusti sono ora alberi, gli sterpi un prato!

   

2009, il balzo davanti a casa

2016, più o meno la stessa inquadratura; il noce è cresciuto!

   

2001 Il prato dal marroneto; la vecchia campagnola del vicino al centro.

2016. Sempre il pratone, stavolta a fine inverno.

   

2004 o 2005 ruspino per le tracce per i tubi del gas e erba secca

2014 il muretto appena fatto

   

Come sarà.

Il giardino che intendo realizzare prende spunto un po’ dal giardino romantico ed un po’ dal giardino paesaggista inglese: essenze arboree autoctone lasciate nelle loro forme naturali, prato spontaneo rustico ma ben rasato, arbusti caratteristici della zona, ma anche aree visivamente delimitate con spazi vivibili armonizzati nella natura.

Nella foto a destra, ad esempio, la "Terrazza degli Elfi", un piccolo spazio che abbiamo realizzato nella parte del prato che digrada verso i noccioli e poi la parte scoscesa della proprietà.

E' bastato tagliare un vecchio tronco, fissarne due pezzi con tondino di ferro da costruzioni, e portare un po' di terra in modo da livellare il terreno, un tavolino e due sedie in ferro verniciato, un paio di complementi di arredo ed una ortensia ed una azalea (che i caprioli potano alla perfezione!) hanno saputo creare un simpatico angolino dove a volte facciamo colazione o ci fermiamo alla sera a far due chiacchiere o ascoltare il silenzio...

     

Al di là dei singoli interventi l’intento è quello di creare un grande spazio aperto, libero, senza sentieri o percorsi delimitati, all’interno del quale trovare però, quasi casualmente, luoghi che possano accogliere che vi si trova offrendo riparo o riposo in punti esteticamente belli e curati. Anche se alla fine creerò anche qualche percorso, con beole o lastre di pietra a spacco, giusto per collegare visivamente più parti del giardino e preservare il manto erboso-

Così l’aia davanti all’ingresso principale della casa è stata completata da un pilozzo stavolta in marmo per l’acqua, un barbecue, una pergola con vite americana (Parthenoscissus quinquefolia) da un lato e glicine (Wisteria magari Sinensis), dall’altro  a fondersi assieme; mentre un’altra analoga area lastricata verrà creata sul prospetto laterale della casa, dove vorrei ricostruire una loggia toscana che alcuni indizi mi dimostrano esservi stata un tempo.

Gli spazi saranno delimitati maggiormente, con qualche tratto di staccionate basse, sulle quali potrebbero arrampicarsi glicini viola e bianchi; del pari sto cercando di coprire le prode quasi totalmente con giaggioli (varie specie di Iris) e rosmarini, in modo tale da evitare di dover tagliare l’erba col decespugliatore e di avere abbondanti fioriture.

Sempre intorno alla casa, sul lato posteriore, vi è una striscia di terreno che ho diviso dalla proprietà del vicino con rete, cannicciato e presto siepe sempreverde; qui penso di collocare un piccolo ricovero in legno per gli attrezzi, la compostiera, i fili per tendere il bucato, parzialmente celati da siepi. Sulla sommità dello scannafosso ho, poi, coperto il muro in cemento armato con pezzame di pietra forte; mentre, per sicurezza, monterò una balaustra in legno e ferro, forse lasciata color legno forse tinta di indaco.

Infine i pali che sorreggono il recinto elettrico al centro del prato: li vorrei unire sulla sommità con un mezzo palo, sotto il quale far correre un cavo elettrico per portare la luce nella parte più lontana del terreno. Sotto tale ringhiera di legno pensavo di collocare alcuni tubi a led, tali da rischiarare il prato con un discreto effetto scenografico.

Sul lato maggiore della suddetta recinzione vorremmo poi piantare un filare di olivi, uno ogni 4 metri, per un totale di 20 piante che dovrebbero, entro un decennio, iniziare a fruttare qualche bottiglia di olio, oltre a caratterizzare lo spazio in senso molto “toscano”.

Giù nel bosco, fino al confine ed al borro che conduce al torrente, vorrei creare un altro punto di sosta, o con una panchina ricavata dal pieno di un tronco o con altro tavolino con sedie.

Insomma... per dirla con poche parole... ancora un sacco di lavoro sia per la sistemazione iniziale che per il mantenimento!

P.S. Se per caso vinco un gratta e vinci milionario... un “dopodomani” vorrei creare, vicino alla casa, un’area wellness, con sauna finlandese a botte, vasca idromassaggio in legno con riscaldatore a legna, doccia solare, ed una piscina anche fuoriterra ma sapientemente celata tra i dislivelli del terreno...