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RESTAURO

 

LA STANZA DEL MIELE

 

La ex stalla, la stanza in fondo all'ingresso al piano terreno, dovrebbe essere adibita a stanza per lo stoccaggio del miele e delle attrezzature, limitrofa al laboratorio vero e proprio (che ospita anche la caldaia) ed al nuovo bagno. A Giugno 2011, intanto, abbiamo fatto costruire un camino che, in ogni caso, servirà a scaldare l'ambiente e a creare quel clima caldo, di "casa" che solo la legna che crepita sa creare.

Nonostante i tentativi del bravo Blerdi di convincermi ad usare un camino prefabbricato, ho insistito per realizzarne uno in opera, senza nemmeno un progetto molto definito, usando i materiali che avevo a disposizione e cercando, in questo, di copiare il modus operandi dei tempi andati: quando si usavano le pietre che si trovavano nei campi, le pianelle magari recuperate da un annesso diruto, le travi tagliate nel proprio bosco.

Diligentemente, ad ogni buon conto, mi ero comprato e studiato un manuale (chi ne avesse curiosità può trovarlo fra i link di questo sito) sulla costruzione dei camini che, assieme all'esperienza maturata dal muratore in tre anni di lavoro per una ditta specializzata, ha portato ad un risultato per me soddisfacente. Tuttavia, rileggendo il libro a cose fatte, mi sono reso conto che in un paio di cose non abbiamo seguito alla lettera i preziosi consigli...

 

 

Per il posizionamento del camino abbiamo scelto un angolo della stanza, non lontano dalla finestra, dove però avevo fatto costruire un piccolo muretto a copertura di un armamentario di tubazioni che non avevo voluto metter sotto traccia; così ci siamo dovuti spostare un poco al centro, aumentando le dimensioni della cappa. Il piano del fuoco lo abbiamo realizzato con una grossa pietra, recuperata dalla spalletta crollata di un ponte di non ricordo dove, posata su alcuni mattoni ; davanti a questa pietra ne abbiamo posata un'altra, scalpellata con una sorta di raggi di sole e leggermente stondata che, in origine, credo costituisse la parte bassa della cappa di un forno a legna. Onestamente non ricordo chi me l'abbia donata. Intorno sono state posate, il tutto su un basamento di mattoni, altre lastre di pietra forte a spacco, che mi erano rimaste dalla pavimentazione del marciapiede intorno alla casa.

Nella foto in alto a destra si vedono i due pilastrini costituiti da pianelle di cotto antiche che andranno a sorreggere la cappa e la trave. Blerdi, in foto, sta forando il muro perimetrale della casa al fine di far passare un tubo quale presa d'aria per il camino. L'operazione è andata per le lunghe dato che il muro è risultato avere uno spessore di un metro e venti centimetri... La presa d'aria permetterà al camino di avere sempre a disposizione comburente a sufficienza, senza costringerlo a "tirarlo" dagli ambienti limitrofi. inoltre il posizionamento alto della presa d'aria serve a convogliare l'aria tra la cappa e la contro-cappa, dove si riscalderà ed arriverà tiepida nella stanza tramite la grata di uscita. In questo modo si eviterà di far entrare nella stanza aria gelata, facendo abbassare quella temperatura ambiente che si cerca, al contrario, di innalzare con il fuoco.

 

Sui pilastrini è stata posata una trave molto vecchia, spazzolata e trattata con soluzione canadese, bio; proviene da un vecchio annesso dell'Abbazia Benedettina del Buonsollazzo e credo sia quasi millenaria. E' stata murata in due tracce praticate nel muro ma a sinistra non entrava perfettamente, in quanto un poco corta, ma abbiamo deciso che andava bene comunque. Dietro è stata posata la cappa in refrattario - unica concessione al "moderno" - e sopra la trave è stata costruita la contro-cappa, in posizione invero non molto inclinata per far posto alla canna fumaria, realizzata con un tubo in acciaio inox da 25, fasciato da materiale isolante per evitare dispersione termica.

   
   

   

Al piano di sopra la canna fumaria doveva attraversare l'angolo del salone, per cui si è reso necessario tagliare leggermente un corrente e sfondare sul tetto, attraversando il massetto e la carta catramata. Nelle foto si vede la canna fumaria avvolta nel materiale isolante, mentre a destra la costruzione della contro canna fumaria, realizzata con tavelle intonacate; in tal modo questa costituisce anche un supporto al comignolo, che non grava solo sul piano del tetto. Nelle foto sotto: il tetto, con i lavori di realizzazione del comignolo che è risultato essere un po' corto.

 

   

E alla fine il risultato... con la prova del fuoco! Purtroppo sulla cappa è stato necessario inserire sia la presa d'aria (che permette l'uscita del flusso d'aria che entra dal foro nella parete e gira all'interno della contro-cappa), che la manopola per comandare la valvola che regola l'apertura e la chiusura della canna fumaria vera e propria.

Prima di chiudere il discorso camino è opportuno spendere due parole sul suo funzionamento. Molto, molto brevemente: un camino aperto a legna deve poter respirare, quindi deve esservi nella stanza un'apertura di dimensioni adeguate; altrettanto adeguata deve essere la canna fumaria, sia per diametro che per lunghezza al fine di garantire un ottimale tiraggio. L'adeguatezza di questi due elementi, fondamentali, è da riportarsi alle dimensioni della bocca del camino stesso, secondo precisi calcoli matematici. Il nostro, dopo un paio di mesi di prove, è risultato tirare alla perfezione... tranne che nei giorni in cui tira vento davvero forte. In questi momenti il vento crea una sorta di "tappo" e respinge il fumo all'interno. Così siamo corsi ai ripari...

 

Sempre, ma ancora di più nei luoghi molti ventosi - e Pian di Casi lo è anche di più - l'uscita fumi dalla cima del comignolo deve essere più alta del colmo del tetto; o almeno deve superare la zona di reflusso, cioè un'area tot centimetri sotto il livello del colmo, a seconda dell'inclinazione del tetto, dove i venti possono creare mulinelli.

Così abbiamo alzato il comignolo di 50 centimetri e, per sicurezza, abbiamo costruito un'uscita fumi anti vento, come nel disegno a sinistra. In questo modo da qualunque parte soffi il vento rimane l'altra parte protetta dalla quale può uscire il fumo.

Alla prova del nove, il primo fine settimana di Dicembre 2013, la stanza... si è riempita di fumo che raffiche di vento da paura spingevano giù... Così alla fine abbiamo fatto ciò che il manuale su cui ci siamo basati diceva di evitare: abbiamo montato un comignolo prefabbricato antifumo, in cemento, che ha reso perfettamente funzionante il nostro nuovo camino (anche se quando "bufa" forte non c'è verso... e il fumo ci invade!)

   

   

   

Al di là dell'intervento del camino, quello più significativo, nella stanza - che aveva un intonaco grezzo in parte a cemento ed in parte a calce - abbiamo rifatto con Xhelal il velo, usando stabilitura Moretta di fiume di Calceforte. Trattasi di un prodotto, costoso ma di eccellente qualità, usato in bioedilizia per il restauro conservativo di immobili storici.  E' un miscelato pronto all'uso costituito da legante idraulico naturale, calce aerea idrata, sabbie carbonatiche e regolatori di lavorabilità avente un bassissimo contenuto di sali idrosolubili. Il prodotto è ottenuto dalla calcinazione a bassa temperatura (900°C) di calcari marnosi d'origine italiana, ricchi di silice, cotti con carbone con i tempi e le modalità della tradizione. Il colore naturale è nocciola-rosato chiaro, cosa che ci ha permesso di evitare la tinteggiatura successiva, dato che il risultato estetico è stato di per sé molto soddisfacente. E' stato steso con il frattazzo americano e lisciato con il pialletto di spugna, ottenendo un effetto abbastanza liscio ma non troppo.

Per chi fosse interessato ai dati tecnici del prodotto: granulometria degli aggregati: 0 - 0,6 mm; acqua d'impasto: 35%; resa: 1,2 kg/m quadrato per uno spessore di 1 mm; tempo di presa: 3 giorni; ph: 12,12; diffusività al vapore: µ 16; temperatura di applicazione: compresa tra + 5° C e - 33°C.

Sul lato opposto rispetto al camino è stata creato una piccola zona piastrellata (usando le stesse piastrelle, strutturate, del bagno del piano terreno), da utilizzare per un punto lavaggio per le attività apistiche; l'illuminazione è stata realizzata con due faretti Kramare di Ikea intorno al camino e con tre fari alogeni (acquistati da Leroy Merlin) volti verso il soffitto, in modo tale da valorizzare le voltine ed illuminare la stanza, purtroppo decisamente buia, con un effetto forte ma non diretto.