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RESTAURO

 

LO STUDIO

Questo ambiente era scollegato dal resto dell’abitazione, avendo avuto – presumo – la destinazione d’uso di legnaia o di piccola stalla per ovini o suini. Si è, così, reso necessario collegarla all’ingresso principale, aprendo una porta (foto a destra). Qui, presentata la pratica al Genio civile, è stata demolita parte del muro in pietra di divisione tra i due locali ed è stata inserita una cerchiatura in travi di ferro; quindi è stata fatta una gettata e il muro è stato intonacato a calce. Questo ha voluto la normativa antisismica, quando logica avrebbe voluto fosse sufficiente un architrave superiore in legno o, se proprio vogliamo, una longarina in ferro. La cosa che mi fa sorridere, infatti, è pensare che in caso di scossa sismica (scongiuro!) rischio che venga giù mezza casa... ma restino al loro posto le due cerchiature che mi hanno costretto a realizzare! Magari le indicherò come “zona sicura”...

Per quanto concerne il pavimento, anche in questo caso è stato lasciato lo stesso livello del piano di calpestio, costituito in questa stanza da mera terra battuta, senza alcuna forma di pavimentazione. Come per l'ingresso, si è scavato ed è stato creato un vespaio areato con l'impiego di  cupolette in plastica; sono stati quindi realizzati dei condotti per l'aerazione che conducono all'esterno, chiusi con retine in rame.

 

 

Di nuovo, nello stesso modo che per la stanza attigua, è stata posata una rete elettrosaldata, sono state passate le folaxiti ed i tubi del riscaldamento ed è stata fatta una gettata di cemento sopra la quale sono state posate, con malta bastarda, pietre di recupero (che provengono dal tetto di un casale in ristrutturazione posto in zona Fiera dei Poggi, sul passo del Muraglione, in Comune di San Godenzo).

In questa stanza i muri si presentavano al grezzo, senza intonaco, per cui si è provveduto a stendere il nuovo: sempre a base di calce idraulica, steso senza l'ausilio di guide ma alla "vecchia maniera", lasciando alcune parti a vista, con stuccatura in cemento bio. Il muro accanto alla porta che conduce all’esterno presentava una lunga crepa, che evidenziava il disgregarsi della parte di riempimento della muratura a sacco. Queste sono costituite da due muri paralleli, costruiti con pietre legate da calce, l’interno dei quali veniva riempito con sassi, mattoni, frammenti delle pietre usate per i muri, talvolta sterco secco. Lo scopo era di risparmiare sulle pietre da costruzione, avere un luogo dove mettere i detriti, ottenere mura di ampio spessore con un interno, in un certo qual modo, isolante. Si trattava, insomma, degli antenati dei moderni muri a cappotto. In questo caso sono state fatte, nella crepa, iniezioni di calce idraulica mentre la fenditura è stata “cucita” con alcune piastre a esse fatte fare da un fabbro e incuneate a colpi di mazzuolo tra le pietre. La rifinitura a calce dell’intonaco ha reso invisibile l’intervento.

 

 

La legnaia, subito dopo l'acquisto: nella parete di fronte la nicchia chiusa.

 La stessa stanza dopo il restauro.
 

Inoltre la parete laterale destra entrando e quella in facciata recavano traccia di una finestra, volta sul prospetto laterale della casa, e di una nicchia o finestrella rivolta verso la stanza attigua con le voltine, un tempo la stalla del podere. I vuoti risultavano riempiti con pietre e mattoni, impastati con calce e cemento, che in fase di restauro eliminai. In questo modo è stata riportata alla luce una nicchia, delimitata ai lati da file di mattoni e chiusa alla sommità da una piccola trave di castagno, che probabilmente - non apparendo passante - doveva essere servita quale spazio per il motore del falcione o per altri usi, di epoche antecedenti, dei quali mi sfugge il senso. Poteva, tuttavia, un tempo essere anche stata passante ed avere costituito una luce tra le due stalle.  Del pari si è riaperta la finestra, oggi visibile sul prospetto laterale della casa, completa di architravi esterni in pietra serena e di assito interno sulla parte superiore. Oggi, seppure posta ad un livello basso rispetto al piano di campagna, nel 1985 rialzato con la realizzazione dello scannafosso, permette un affaccio gradevole e porta luce allo studio.

 

 
La finestra dello studio appena riportata alla luce.

 

  La stessa finestra vista dall'esterno, finita con infisso e inferriata.

 

Il riscaldamento è stato affidato ad un termo arredo stretto e alto, posto a sinistra della porta di ingresso della stanza dal giardino. L'illuminazione, invece, è data da un faretto a muro e da due faretti a soffitto, su un supporto a forma di ramo di girasoli.

 

Porta di ingresso e muro, crepato, prima del restauro. Il termo arredo ed uno sprazzo di pietre faccia vista.