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RESTAURO

PORTE E FINESTRE

 

Le finestre coperte da portelloni color legno le dobbiamo agli interventi, non esattamente conservativi, che Pian di Casi ha subito, negli anni ottanta. Non ho ancora deciso se toglierli, riportando l'assetto originario, o se tinteggiarli di colori pastello (magari un  lilla o un azzurro che fanno molto provenzale) una volta che metterò mano alle facciate. Sempre a quel periodo di lavori spicci si devono anche le finestre del salone e del piano terreno, di legno chiaro e con riquadri all'inglese; per adesso, avendo anche il vetrocamera, ho deciso di lasciarle al loro posto, anche in considerazione del fatto che il salone è l'ambiente meno originale della casa.

A parte questo, le porte e le finestre erano messe male davvero: le prime coperte da strati su strati di smalto marrone; le seconde cadenti, spaccate, senza alcuna possibilità di chiuderle né che riuscissero e tenere fuori il freddo. La soluzione migliore sarebbe stata quella di sostituire tutto quanto ma il risultato, sia estetico che inerente al tentativo di riportare il casale alle sue forme originarie, sarebbe stato ben diverso. Così fu compito esclusivo del Piero smontare porte e ferramenta, eliminare la vernice e procedere con i nuovi trattamenti. La cosa non fu agevole, sia per il peso di alcune porte che per la tenacia con la quale lo smalto opponeva resistenza. Piero usò sverniciatore, phon, raschini di vario tipo e natura ed alla fine soda caustica. Una volta riportate ai loro colori originali venne fuori che erano di quercia, castagno, alcune di “albero” come credo venisse chiamato il pioppo nella campagne toscane.

 

Le più belle sono quelle che portano alla camere e che chiudono lo studio e il salone: massicce, pesanti, con riquadri a rilievo, in legno di quercia. Le meno belle, anche più recenti, sono quelle delle camere, di spessore minore, sulle quali è intervenuta Sonia.

Così ha lasciato a legno, trattato a cera, la parte centrale mentre ha  tinto parzialmente (con smalti bio) sia di verde che di blu, le cornici esterne. L'imbotte, invece, è stata in tutti e due i casi tinta dello stesso colore ma con punteggiatura in bianco. L’effetto è, secondo me, molto simpatico e dà una nota di colore che riprende le sfumature delle pareti delle camere stesse.  Nella foto a sinistra la porta di accesso alla camera verde, dal disimpegno.

Per le finestre il “fai da te” non fu davvero possibile e si dovettero portare ad un bravissimo artigiano (il caro Aldo, col quale divenimmo poi amici) che riuscì a salvarle, ricostruendo con legno vecchio le varie parti troppo rovinate. Vennero usate le stesse ferramenta, col saliscendi esterno, e furono trattate a cera con un bellissimo effetto che ne mise in risalto le caratteristiche artigianali. Ricordo con orrore un prezzo di € 2.800,00 per il ripristino di quattro finestre, ma mai soldi furono meglio spesi! La finestra dello studio, invece, dato che mancava, venne fatta rifare in stile con legno di castagno. Tutti i vetri, per evitare dispersione e ponti termici, sono del tipo con vetrocamera di medio spessore. 

   

Un discorso a parte meritano le porte del piano terreno, che non sono originali della casa in quanto ne era priva: vi era e vi è ancora oggi un'apertura senza porta tra ingresso e stanza del miele, l'accesso all'attuale ripostiglio era anch'esso privo di porta, la ex legnaia era scollegata dalla casa.

Così sono state recuperate altrove, onestamente non ricordo nemmeno dove e quando, tranne una, forse la più bella, che mi venne regalata dal proprietario di alcuni casali posti in Comune di Vaglia quando li restaurò: il caro "re della porchetta" Aiello!

Ricordo di avere lavorato con Piero, con mazzuolo e scalpello, per liberare la porta che era stata montata in fase di costruzione, senza possibilità quindi di toglierla dai cardini. Il casale era semi pericolante, per cui il lavoro non fu dei più semplici né tranquilli.

La porta, a mio avviso, è molto vecchia e bellissima, con una patina scura su un lato ed una vecchia verniciatura azzurrognola nell'interno; l'abbiamo posta a chiudere il ripostiglio-vano caldaia del piano terreno (qui a destra) dopo che è stata ripulita e risistemata un poco da Francesco.

   

La porta del ripostiglio, patina antica scura

La porta del ripostiglio, interno, patina grigio-azzurra

 

Il portone d'ingresso è grande, dovendo un tempo consentire l'accesso degli animali a quella che - credo - sia stata la stalla. E' costituito da due parti fissate fra loro da vecchi chiodi a testa piatta: la parte esterna, secondo la tradizione toscana, è costituita da pannelli di castagno, di misura decrescente dal basso verso l'alto, inchiodati su assi verticali che costituiscono l'interno del portone.

La parte esterna è sfuggita, negli anni, ai "verniciatori folli"... anche se presenta delle parti danneggiate che non ho ritenuto opportuno sanare. Mi sono limitato a ripulirlo e a trattarlo con cera ambra a base di cera d'api. Nel fare questa operazione ho notato dei fori tondi, con qualcosa all'interno... che si è rivelato essere costituito da pallini di piombo da carabina ad aria compressa... Il che mi ha regalato l'immagine di qualche deficiente che, chissà quando, aveva affisso un bersaglio al portone e ci sparava contro! Dei veri geni!

L'interno, invece,   aveva avuto sorte ancora peggiore... dato che era stato verniciato prima con cementite e poi con un orribile smalto di colore marrone. Tra il 2015 ed il 2016, qualche sera d'inverno, l'ho raschiato con un raschino professionale di acciaio, rifinito con una passata di carta vetrata e trattato prima con impregnante ai sali di boro e poi con olio 18 della Durga, in totale rispetto dei dettami della bioedilizia. Alcune zone sono rimaste ombreggiate da velature grigie, traccia della cementite, ma nel complesso il risultato è stato apprezzabile.

   

2013. L'interno del portone prima del restauro...

... e durante, con una parte trattata e una no (2016).