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RESTAURO

 

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA

 

Questa pagina è indubbiamente brutta; forse è anche abbastanza "pallosa" ma sto creando questo spazio per me e per chi ha condiviso con me Pian di Casi fino ad oggi. Per questo la costruisco così, praticamente con molto, troppo testo. Almeno in attesa di aggiungere qualche foto dei disastri in corso. E' una sintesi dei piccoli, ordinari, inconvenienti nei quali mi sono imbattuto i primi anni dopo l'acquisto del casale. Oggi sono episodi che mi fanno sorridere. Ieri mi hanno fatto imbufalire... 

 

1)  Il boscaiolo. Questo, così facciamo un salto indietro nel tempo, a pochi giorni dopo il rogito notarile, è un tipastro che ebbi occasione di conoscere nel mentre con un cingolato “perlustrava” parte del mio terreno invaso dai rovi. Per dirla con linguaggio da Carabiniere, a domanda rispondeva che non sapeva il terreno fosse mio e si scusava promettendo che avrebbe trovato altri modi per portar via la legna dai boschi circostanti. Per sicurezza feci fare al gentile boscaiolo pugliese un giro sui confini, nel mentre gli narravo il mio amore per la natura che avrei voluto integra ed intatta; come il bel sentiero nel bosco che, fra massi e muschi, percorreva la mia proprietà tagliandola a metà costa nel mentre dribblava qualche vecchio castagno secolare. Per farmi capire che, nonostante le dicerie sulla cocciutaggine dei pugliesi, aveva compreso alla perfezione… il mattino seguente ben pensò di aprire un varco di circa 3 metri di larghezza… laddove vi era l’ameno sentiero! Provvedendo, con amabile rispetto per l’ambiente, a sradicare ceppaie, abbattere alberi, frantumare e livellare i caratteristici massi…usando un simpatico Caterpillar a cingoli. Non mi dilungo sulla succedanea querela e sul successivo processo…

 

2)  L’architetta. Incontrata per caso un’amica, in procinto di laurearsi in architettura, decisi di ricorrere ai suoi consigli che, si disse, mi sarebbero stati dati più per divertimento ed amicizia che per lucro. Alla resa dei conti, intervenuta l’architetta senior presso la quale la futura architetta architettava idee architettoniche, mi vennero chiesti circa quattro milioni delle vecchie lire… Poi pagate a stralcio con una milionata e mezzo. Ma al di là di questo, frutto probabilmente di un equivoco, la cosa divertente è che mi furono dati consigli indubbiamente estrosi ed originali ma affatto adatti al tipo di restauro che avevo in mente. Uno per tutti: la creazione, in murature a sacco di quasi un metro di spessore, di un passa-vivande che avrebbe sforacchiato il muro portante tra cucina e salone. Se la cosa può sembrare già di per sé eccentrica, si pensi che le nostre non tennero presente la differenza di livello fra i due ambienti, di modo ché: in una stanza si sarebbe passata la teglia fumante di lasagne ad altezza giusta… ma nell’altra la si sarebbe dovuta prendere stando… sdraiati in terra! Ma neppure tennero presente il Regolamento edilizio del Comune di Pontassieve, ipotizzando aperture di nuove finestre al piano terreno assolutamente non autorizzabili. Inutile dire che decisi di improvvisarmi esperto in materia e di sbagliare da solo! A chi va di curiosare, cliccando qui accanto dovrebbe aprirsi il pdf con lo stato antecedente ai lavori e le tre ipotesi progettuali.

 

3)  Il pensionato. Deciso più o meno cosa fare, un altro amico mi consigliò di rivolgermi ad un suo “omino” che, oramai in pensione, faceva lavoretti di muratura in modo molto attento e professionale. Il tipo, gentile e disponibile, si mise subito all’opera mostrando doti di concretezza fuori dal comune. Mi resi conto, tuttavia, che ogni lavoro apparentemente semplice diventava complesso, richiedeva demolizioni, strutture di sostegno in tondino di ferro ed un sacco di ore di lavoro. In questo modo mi bruciai quasi venti milioni delle vecchie lire, prima di rendermi conto di venire additato per il paese come il… bonzo di Riace, quello che foraggiava il pensionato che come Penelope faceva e disfaceva la famosa tela… Almeno il bagno era stato edificato, il camino fortificato, qualche solaio rifatto ed i tubi di scarico collegati alla fossa… con un immane lavoro di scavo manuale sotto la casa. In effetti, per non dover girare intorno alla casa, il pensionato face una specie di tunnel sotto un paio di muri portanti, poi rinforzati a modo, per i quali non può che meritare un bel bravo!

 

4)  Gli artigiani. Bruciato dal lavoretto in economia, cercai a quel punto una azienda artigiana alla quale, forte di un preventivo, commissionai il disfacimento dei pavimento di ingresso e legnaia per creare un solaio areato ed il rifacimento degli intonaci delle stesse stanze. Visto che l’ingresso faceva bella mostra di antiche lastre di pietra, mi raccomandai al titolare di toglierle con cura, numerarle, rimetterle poi al loro posto. Il giorno dopo, andato a vedere come andavano i lavori, trovai le suddette pietre diligentemente ammonticchiate in giardino… ma… demolite una ad una col martello pneumatico! Sordo al vecchio adagio che “il buongiorno si vede dal mattino”, un po’ affezionatomi a questo strano soggetto, continuai ad affidarmi ai suoi servigi per il biennio successivo… durante il quale non ho tenuto il conto dei bidoni ricevuti e dei ritardi epocali che i lavori hanno subito. Alla fine… colto da depressione… il tipo ha deciso di cambiare attività, abbandonando un settore nel quale, pur con tutte le stranezze del caso, era invece molto bravo! L’impresa successiva è stata anche peggiore: fino al punto che è fallita lasciandomi a metà coi lavori che sono stati ultimati solo grazie all’essersi rimboccati le maniche io, papà e fidanzata con l’aiuto di due muratori rumeni davvero bravini.

 

5)  L’ingresso. L’ingresso di Pian di Casi è sfigato. Alla fine non ho trovato altra risposta e, prima di rivolgermi ad un esorcista, ho preferito accettarlo così some è. Dopo la vicenda pavimenti, sistemati con lastre di una vecchia copertura di un tetto recuperate da un rudere sul Muraglione, è stata la volta dei muri. Stonacati ed allo stato grezzo, erano in attesa di essere rifatti dopo avere fatto le tracce per riscaldamento ed impianto elettrico. Tutti, tranne uno; che era stato sabbiato e pulito per essere lasciato a vista. Una fatidica mattina, nel mentre il mio fido direttore dei lavori Piero si trovava al piano superiore col falegname, sentì un gran baccano di flessibile e mazzuolo. Il tempo di scendere… et voilà! Idraulico e muratori, dovendo scegliere dove far passare una traccia enorme per i tubi, tra un muro pronto e finito e tre grezzi… avevano scelto, con impeccabile logica, di distruggere il primo! Con buona pace per le mie velleità di lasciarlo integralmente faccia vista. Unica soluzione è stata quella di creare un, insolito, disegno tra intonaco e pietre che lascia perplessi… almeno finché non mi sento in dovere di spiegare che alternativa non c’era… oltre a quella di inchiodarci a testa in giù il muratore di turno!

 

 

 

Sopra a sinistra l'ingresso dopo che avevo stonacato la parete frontale, pronta per essere rifinita e lasciata faccia vista; a destra la stessa parete, dove i disegni fatti con l'intonaco non sono altro che l'unico modo che mi è venuto in mente per mascherare la traccia stupidamente fatta dai muratori.