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UN PIZZICO DI STORIA E DINTORNI
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A fine estate 2016 i nostri amici di Valecchio ci hanno informati che a Scarperia, nel Palazzo Pretorio, c'era una raccolta di piante e disegni di antichi casali del Mugello e della Val di Sieve, curata dal Gruppo archeologico di Dicomano, e che fra le piante ve ne era una raffigurante Pian di Casi... Ora, dal momento che fino ad oggi non avevo trovato quasi niente sul nostro casale, ci siamo precipitati a Scarperia e... sorpresa... abbiamo trovato... la "PIANTA DEL PODERE DENOMINATO PIAN DI CASI"! Quella qui sotto è lei: una bellissima mappa del 1800 tondo tondo, di Luigi Paganelli, figlio del geografo del Comune di Pontassieve che per un periodo di tempo lo sostituì nella sua attività. |
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La pianta è in realtà un cabreo, cioè una sorta di inventario grafico descrittivo che veniva redatto dalla figura dell'agrimensore per definire la consistenza di una proprietà. Riporta la seguente arcaica dicitura: "Composto di terra lavorata, viti, olivi, frutta, gelsi, con appezzamenti di terra separati ed annessi boscati, castagnati, seminativi, spogliati, sodi ed a pastura di quadrati 62 etc...[unità di misura di un tempo] misura a terra fiorentina. Esistente nel popolo di San'Andrea a Colognole e Vicariato di Pontasieve e come nell'infrascritta annotazione. Di proprietà del nobil uomo il Sig. Marco Bartoli". Mentre nei vari riquadri vengono mostrati e posizionati i vari appezzamenti di terreno di proprietà della colonica e la loro descrizione; da qui ho appreso che il torrente che si trova prima del cancello di accesso a Pian di Casi si chiamava Fosso della Pescina.. |
Come ubicazione Pian di Casi sorge alla base del Poggio Capannucci, a 418 metri s.l.m. con esposizione est, ubicata in cima alla Via Uscioli. Questa trae il suo nome da un torrente che divide il versante pedemontano del massiccio del Monte Giovi: lasciando a destra Colognole e Vicoferaldi e a sinistra i contrafforti di Acone.
Dal Dizionario geografico fisico storico della Toscana di Emanuele Repetti, col suo linguaggio arcaico, apprendo che Colognole è “contrada che dà il nome a due parrocchie, con due altri annessi, nel piviere di Acone [...] a sette miglia toscane a grecale di Pontassieve”. La Parrocchia di San Pietro di Colognole – attestata altrove come Chiesa di San Piero a Colognole – contava, all’epoca in cui scriveva il Repetti, ben 156 abitanti e risulta documentata almeno a partire dal XIII secolo, con successive ricostruzioni del 1367 e del 1564 fino a quella del 1922 a seguito del rovinoso terremoto del 1919. Si trova davanti e sotto Pian di Casi, in una vallecola ampia ed assolata, contornata da meno di una decina di case sparse, alcune ristrutturate ed altre allo stato di rudere. Al, 2010, data della foto, risultava purtroppo sconsacrata con un'impresa edile che, immagino, la stesse trasformando in appartamenti. Apparteneva al Plebato di Acone, era posta sotto la Chiesa di Sant’Andrea a Colognole, e comprendeva, nel suo “popolo”, svariati nuclei colonici rurali tra i quali Pian di Casi.
Casale che lascia sul "Repetti" una traccia storica di sé, oltre al nome sulle carte geografiche dell’I.G.M. e sui documenti del Comune di Pontassieve, nei quali è indicata sbrigativamente come casa rurale “parzialmente compromessa” risalente al 1775-1815.
Il che, se sommiamo questa annotazione all'anno del cabreo del Paganelli (il 1800), dalla quale si vede un casa con un albero già grande davanti, fa ipotizzare che Pian di Casi sia stato edificato almeno qualche decennio prima del 1800
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Al di là delle notizie strettamente legate al casale, esso insiste in una zona particolarmente densa di storia, sia remota che relativamente recente. Il Monte Giovi, infatti, con i suoi 992 metri s.l.m. costituisce un enorme spartiacque tra la Val di Sieve, il Mugello, la zona più vicina a Firenze (il Passo di Vetta Le Croci, dal quale si scende verso Borgo San Lorenzo o Molino del Piano). Essendo anche oggi una zona impervia, per la maggior parte priva di strade diverse da carrarecce, ha costituito - dopo l'8 Settembre del 1943 - una vera e propria incubatrice per molti gruppi partigiani che, in seguito, hanno operato su vasta parte del territorio provinciale: il Gruppo Pontassieve, la Faliero Pucci, la Spartaco Lavagnini, solo per citarne alcune. Mentre numerose altre formazioni hanno operato in zona, trovando rifugio nei boschi del massiccio e copertura presso le popolazioni locali che spesso, Acone per primo, hanno appoggiato in maniera molto significativa i partigiani. Infatti sulla vetta del Monte Giovi, in località Tamburino, i tedeschi avevano creato un campo di prigionia per prigionieri di guerra che, dopo l'armistizio, si trovarono soli e senza cibo. Furono aiutati dapprima da Don Brogi, parroco della chiesa di Santa Maria in Acone, e ben presto da tutto il paese. Ciò creò una sorta di aurea mistica intorno al Montegiovi, dove si diceva vi fossero più di duemila uomini armati, che impedì ai nazifascisti di intervenire rapidamente e dette il tempo ai partigiani di smistarsi in altre zone. Per l'importanza cruciale che ebbe la "montagna dei ribelli" per la resistenza toscana, a Dicembre del 2008 venne creato il Parco culturale della Memoria, con cinque percorsi trekking, un cippo commemorativo e pannelli informativi. Scusandomi per eventuali inesattezze riportate in queste bevi righe, preciso di avere tratto queste informazioni dal sito: www.resistenzatoscana.it. Se sul Monte Giovi vi sono altre località dense di significato più prettamente religioso e sociale (il Monastero della Madonna del Sasso e Barbiana, dove prese le mosse l'esperienza di Don Milani), la sua storia affonda le radici in epoche remote. Senza addentrarsi in periodi precedenti - sembra che nel paleolitico vi fossero giunte popolazioni liguri - vestigia etrusche sono state rinvenute sulla sommità e sulle dorsali del Monte Giovi che, successivamente, vide la creazione di un tempio dedicato a Zeus, da cui il nome di Monte Giove e poi Monte Giovi. Dopo il transito di Annibale nel 271 a.c. troviamo tracce di un passato più recente quando l'area divenne feudo dei Conti Guidi di Romagna che, nel 1099, la donarono all'Eremo di Camaldoli. Nel XIII secolo Acone, il borgo più ampio del versante della Val di Sieve della montagna, vide la nascita della casata dei Cerchi, nominata da Dante nella sua opera. Nel 1375 Acone entrò a far parte della Podesteria di Pontassieve (del quale Comune è oggi frazione pur essendo limitrofo a Rufina). Questa parte si informazioni è stata tratta girovagando per la rete e su www.wikipedia.org. |