HOME

STORIA

 

COME ERA

Pian di Casi, in origine, doveva essere un piccolo casale di media collina, con un terreno adatto al sostentamento di un nucleo contadino poco più che monofamiliare. Doveva esserci l'ingresso con forno a legna che portava, con una scala a elle, alla grande cucina; da questa penso si accedesse ad una grande camera da letto, successivamente divisa in due con un muro sottile in mattoni pieni. Accanto alla stanza del forno vi erano due locali, non collegati, probabilmente adibiti a legnaia (uno a destra ed uno a sinistra dell'ingresso), un piccolo sottoscala e le stalle costituite da due ambienti con soffitti a voltine. Sopra, con accesso laterale, su un piano sfalsato rispetto alla cucina, vi era il fienile. Fuori una sorta di aia di terra battuta. Prima di entrare il possesso di un pianta del 1800 pensavo che il secolo scorso avesse visto l’aggiunta di un ulteriore corpo squadrato, arretrato di un paio di metri rispetto al primo, adibito a grande stallone il piano terreno ed a camere quello superiore; avendomi suggerito questa tesi la differenza di materiali da costruzione usati nelle due parti del casale.

Dall'ingrandimento della parte della suddetta mappa del Paganelli che riguarda la casa - qui a destra ed alla pagina "Un pizzico di storia e dintorni" - si può notare la forma del casale  rimasta fino ai giorni nostri, con la prima parte più stretta (la prima arrivando dal cancello) ed una più larga.

Si noti che la porta sul lato destro è proprio come adesso e che, però, manca la finestra dello studio, quella che avevo trovato chiusa e che ho riaperto; e si noti il grande comignolo... che fuma... ed il fatto che dove adesso c'è il nostro ingresso pareva esserci una loggia squadrata aperta, si direbbe proprio col forno proprio dove è oggi.

Di impreciso c'è stranamente il fatto che la casa è rappresentata ad un solo piano, il che mi fa pensare o ad una, improbabile, svista del Paganelli o al fatto che la casa poteva in origine essere ad un piano, anche se non sembra essere stata edificata in due periodi diversi.

 

 

In ogni caso la parte larga della casa ha i pavimenti del piano terreno in pietra locale, cotto antico in camera, cucina e fienile. I soffitti sfoggiano, accanto alle voltine della stalla, cassettoni per ingresso e legnaia e, al piano superiore, travi di castagno e correnti con mezzane di cotto fatte ovviamente a mano. L’altra ala  vede, invece, il solaio della stalla in travi di cemento armato e tavelloni di tipo industriale, soffitti del piano superiore in travi e correnti ma con alternate mezzane di cotto e tavelloni. I pavimenti del primo piano sono un po’ in cotto vecchio ed un po’ in graniglia, che fa la sua apparizione anche nella dispensa attigua alla mia cucina, proprio dove si innestava il corridoio di collegamento tra le due unità. Se, quindi, fino dalla fine del 1700 la casa era come è adesso, non posso che ipotizzare che il lato sinistro di Pian di Casi sia stato successivamente ricostruito a seguito di qualche evento rovinoso (il terremoto del 1919? la guerra? un fulmine?).

 

Il "mio"prospetto del casale; sulla destra si intravede la finestra murata della legnaia, assente nel cabreo del 1800 (boh...).

 

 

 

La "storia" del casale mi affascina da sempre, intendendo con tale sostantivo un poco altisonante semplicemente il voler sapere come era davvero, chi ci viveva, cosa ci si allevava o coltivava.

 

Così parlando con gli "indigeni", qualche anziano della zona, come spesso capita in campagna, vien fuori che tutti nei dintorni hanno vissuto a Pian di Casi. O ci sono nati. O c’hanno lavorato. O sono parenti di uno che una volta…

Così mi è stato raccontato che il grande prato era un tempo un oliveto; ma anche che era una vigna rada mista a maggese. Che l'attuale bosco a lato della casa era una volta un campo. Ma al contempo un marroneto, o un oliveto. Che di animali ve ne erano pochi ma che la terra era molto fertile.

Da parte mia ho trovato traccia di appena due ceppaie di olivo, con stentati polloni che cercavano la luce, schiacciati da un grattacielo di rovi e vitalbe; oltre a qualche tralcio di vite strisciante che avevo scambiato per vitalbe. Per il resto ho rinvenuto un vecchio ciliegeto e tanti muri di rovi che (prima o poi ne troverò le foto) sono stato costretto a tagliare a fette col decespugliatore e poi a togliere, come pezzi di torta, col forcone.  Sembra poi che l'attuale bosco misto di castagno, frassino, orniello ed acero fosse invece un grande marroneto da frutto, demolito nel dopoguerra quando i grandi tronchi vennero usati per la produzione del tannino. Di marroni, nella proprietà, ne è sopravvissuto uno, della circonferenza di mt 4,60, che è davvero un gigante buono nel mezzo al bosco, contornato da altri meno imponenti che cercano di sopravvivere al cancro del castagno. Davanti alla casa è rimasto, tuttavia, un piccolo marroneto da frutto che dona meravigliosi marroni e funghi, oltre che fungere da splendida cornice al prato.

 

Sembra che i contadini (mezzadri, fittavoli, proprietari?) abbiano vissuto stabilmente a Pian di Casi fino agli anni ’60 del secolo scorso. Poi il podere dovrebbe essere rimasto per un po’  abbandonato, in linea con l'abbandono delle campagne di quegli anni.

Successivamente dovrebbero essersi alternati periodi in cui era utilizzato da contadini della zona (come dimora o come sorta di alpeggio) ad altri in cui, di nuovo, era rimasto abbandonato.

Così facendo Pian di Casi è arrivato ai primissimi anni '80 del 1900, quando è stato acquistato da una Società assieme a tutti i casali intorno e ad oltre 200 ettari di boschi.

Della fine di quel periodo ho qualche foto, che mostra una struttura cadente, sporca, reti e galline ovunque in un tripudio di luce giallognola molto poco invitante.

Mi è stato narrato che in quegli anni venne usata come casa di campagna da inquilini che non le portarono certo rispetto; mentre, quando era vuota, fu oggetto di atti vandalici di vario tipo (in una stanza per ora dismessa affiorano ancora murales molto coloriti...).

 
   

Qui due immagini del casale del 1985 con, in primo piano, il lato rimasto di proprietà del mio dante causa

 

   

Per venire a tempi più recenti, il mio dante causa la prese in affitto e l'acquistò successivamente, intorno al 1985, per usarla come casa di campagna assieme alla famiglia del cognato. Finché, nel 1999, non ci fu il nostro incontro... In quel periodo furono fatti alcuni lavori: il rifacimento del tetto del fienile (nel frattempo crollato), il pavimento della stalla, lo sbancamento del terreno con la creazione di un ottimo scannafosso. E, purtroppo, l’orribile intonacatura esterna, fatta in cemento senza poi stesura del velo, con l'effetto che ancora oggi sono visibili i segni dei "rigoni" (da non usare certo in lavori di restauro di immobili antichi!), ed una fascia inferiore in spugnato grigio. Mi narra l'amica Monica che quando la presero in affitto la trovarono vittima di un forte input all’industria italiana di vernici… con le quali erano state coperte indistintamente porte e finestre, stipiti e architravi, travi e mezzane. Un bell’arancione per le voltine e le mezzane, cementite e poi smalto lucido marrone per porte e finestre e travi e imbotti e infissi e… secondo me anche il gatto se non fosse scappato prima! Sotto una bella mano di vernice bianca, preceduta in alcuni casi da intonaco, finirono anche gli architravi in pietra serena di porte e finestre e la stessa fine fecero tutte le travi in una bella accozzaglia di smalto e tempera. Ma la struttura interna si salvò e rimase integra. Io la trovai così, solo in attesa di una bella passata di sabbiatrice, mazzuolo e scalpello per riportarla al suo aspetto originario.

Oggi “lei” è un parallelepipedo allungato, squadrato, priva - purtroppo - di quelle armoniose aggiunte successive che rendono unici i casali toscani. Niente loggiati, archi, scale esterne, volumetrie che si staccano dal corpo di fabbrica per avventurarsi verso l’esterno alternando finestre e mura in pietra. Avendo seguito, come le mura fossero duttili ed elastiche, il crescere della famiglia contadina o le nuove esigenze di coltivazione del fondo.

Ma è all'interno che si è mantenuto "casale di razza"...

 

 

 

Nella foto sopra, del 1985,  il lato posteriore, col tetto originale, dove vi era il fienile; ancora non era stato realizzato lo scannafosso