Da parte mia ho trovato traccia di
appena due
ceppaie di olivo, con stentati polloni che cercavano
la luce,
schiacciati da un grattacielo di rovi e vitalbe; oltre a qualche tralcio di vite
strisciante che avevo scambiato per vitalbe.
Per il resto ho rinvenuto un vecchio ciliegeto e tanti muri
di rovi che (prima o poi ne troverò le foto) sono stato
costretto a tagliare a fette col decespugliatore e poi a
togliere, come pezzi di torta, col forcone. Sembra
poi che l'attuale
bosco misto di castagno, frassino, orniello ed
acero fosse invece un
grande marroneto da frutto, demolito nel dopoguerra quando i grandi tronchi
vennero usati per la produzione del tannino. Di marroni, nella proprietà, ne è sopravvissuto
uno, della
circonferenza di mt 4,60, che è davvero un gigante buono nel mezzo al bosco,
contornato da altri meno imponenti che cercano di sopravvivere al cancro del castagno.
Davanti alla casa è rimasto, tuttavia, un
piccolo marroneto da frutto che dona
meravigliosi marroni e funghi, oltre che fungere da splendida cornice al
prato.
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Sembra che i
contadini
(mezzadri,
fittavoli, proprietari?) abbiano vissuto stabilmente
a Pian di Casi fino agli anni ’60
del secolo scorso. Poi il podere dovrebbe essere rimasto per un po’ abbandonato,
in linea con l'abbandono delle campagne di quegli anni.
Successivamente dovrebbero essersi alternati periodi in cui era utilizzato da
contadini della zona (come dimora o come sorta di alpeggio) ad altri in cui, di
nuovo, era rimasto abbandonato.
Così facendo Pian di Casi è arrivato
ai primissimi anni '80 del 1900, quando
è stato
acquistato da una Società assieme a tutti i casali intorno e ad oltre 200
ettari di boschi.
Della fine di quel periodo ho
qualche foto, che mostra una struttura cadente, sporca, reti e galline ovunque
in un tripudio di luce giallognola molto poco invitante.
Mi è stato narrato che in quegli
anni venne usata come casa di campagna da inquilini che non le portarono certo
rispetto; mentre, quando era vuota, fu oggetto di atti vandalici di vario tipo
(in una stanza per ora dismessa affiorano ancora murales molto coloriti...).
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Qui due immagini del
casale del 1985 con, in primo piano, il lato rimasto di proprietà
del mio dante causa
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Per venire a tempi più recenti, il mio dante causa la
prese in affitto e l'acquistò successivamente, intorno al 1985, per usarla
come casa di campagna assieme alla famiglia del cognato.
Finché, nel 1999, non ci fu
il nostro incontro...
In quel periodo furono fatti alcuni lavori: il rifacimento del tetto del fienile (nel frattempo
crollato), il pavimento della stalla, lo sbancamento del terreno con la
creazione di un ottimo scannafosso. E, purtroppo, l’orribile intonacatura
esterna, fatta in cemento senza poi stesura del velo, con l'effetto che ancora
oggi sono visibili i segni dei "rigoni"
(da non usare certo in lavori di restauro di
immobili antichi!), ed una fascia
inferiore in spugnato grigio. Mi narra l'amica Monica
che quando la presero in affitto la trovarono vittima di un forte input all’industria italiana di
vernici… con le quali erano state coperte indistintamente porte e finestre, stipiti e
architravi, travi e mezzane. Un bell’arancione per le voltine e le mezzane,
cementite e poi smalto lucido marrone per porte e finestre e travi e imbotti e
infissi e… secondo me anche il gatto se non fosse scappato prima! Sotto una
bella mano di vernice bianca, preceduta in alcuni casi da intonaco, finirono
anche gli architravi in pietra serena di porte e finestre e la stessa fine
fecero tutte le travi in una bella accozzaglia di smalto e tempera. Ma la
struttura interna si salvò e rimase integra. Io la trovai così, solo in attesa
di una bella passata di sabbiatrice, mazzuolo e
scalpello per riportarla al suo aspetto originario.
Oggi “lei”
è un
parallelepipedo allungato, squadrato, priva - purtroppo
- di quelle armoniose aggiunte successive che rendono unici i
casali toscani. Niente loggiati, archi, scale esterne, volumetrie che si
staccano dal corpo di fabbrica per avventurarsi verso l’esterno
alternando finestre e mura in pietra. Avendo seguito, come le mura
fossero duttili ed elastiche, il crescere della famiglia contadina o le
nuove esigenze di coltivazione del fondo.
Ma è all'interno che si è
mantenuto "casale di razza"...
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Nella foto sopra, del 1985, il lato posteriore, col tetto originale,
dove vi era il fienile; ancora non era stato realizzato lo scannafosso
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